Parlare di samosa come abbiamo deciso di fare in questo articolo, praticamente significa parlare di cucina indiana e soprattutto significa parlare di uno dei piatti più conosciuti e più apprezzati da milioni di persone solo nel nostro Paese, anche se poi quando parliamo di cucina indiana parliamo di una cucina che non ha confini e quindi noi troviamo ristoranti indiani dappertutto non solo in Europa ma anche fuori.
Tra l’altro basta parlare con qualcuno di nostra conoscenza e quindi parliamo di amici, di colleghi di lavoro o di familiari e di sicuro ci diranno che, se anche non sono dei frequentatori abituali di qualche ristorante indiano, comunque, ormai alcuni piatti li conoscono tutti e questo di cui parliamo in questo articolo è uno tra quelli e sarebbe stata la stessa cosa se avessimo parlato per esempio di un pollo al curry.
Per non parlare poi delle persone che hanno una vera e propria predilizione e passione per la cucina indiana e anzi hanno dei ristoranti e delle gastronomie di riferimento nella loro città e non solo ci vanno magari con gli amici il sabato o in qualsiasi altra sera della settimana, ma poi stabiliscono un buon rapporto con gli chef che ci lavorano all’interno e magari si fanno dare anche delle ricette, in questo caso si fanno dare la ricetta della samosa.
Infatti, stiamo parlando di uno dei piatti più famosi e in particolare stiamo parlando di un piatto che possiamo utilizzare come antipasto ed è una sfoglia che ha un impasto di piselli e di patate in primis e poi chiaramente ci sono delle spezie che, in qualsiasi piatto indiano, fanno la differenza per dare un gusto più saporito e colorito.
Tra l’altro in questo caso è un ottimo piatto anche per le persone che hanno fatto una scelta vegetariana e quindi una scelta etica oltre che di salute e magari la si può servire anche con della salsa piccante o con della salsa allo yogurt, dipendendo dalle preferenze.
Le persone che hanno fatto una scelta vegetariana amano molto la cucina indiana
Come dicevamo dal titolo di questa seconda parte le persone che hanno fatto una scelta vegetariana e come già dicevamo è una scelta da una parte etica che riguarda il rispetto per gli animali e da una parte una scelta di salute, di sicuro amano la cucina indiana perché sanno che all’interno potranno trovare tanti piatti prelibati e spesso non ci si rende conto e quando si parla di piatti vegetariani anche se sono piatti senza carne possono essere piatti molto succulenti e la samosa di cui parliamo è un grande esempio da questo punto di vista.
Certo è che dipende sempre da chi la prepara e quindi dalle qualità dello chef e dal suo talento e teniamo presente che poi ci possono essere sempre delle variabili e soprattutto teniamo presente che sono sempre i dettagli che fanno la differenza quando si prepara qualsiasi piatto di qualsiasi cucina e non solo di questa indiana in poche parole.
ink Utili:
Di seguito un’estratto di wikipedia sulla storia di uno dei nostri più tipici prodotti della cucina indiana.
La carne di pollo, che siano ali o cosce, viene marinata nello yogurt e condito con il tandoori masala. La tipica colorazione rossa della carne viene ottenuta utilizzando la polvere di chili rosso, peperoncini di Cayenna o kashmiri, mentre una grande quantità di curcuma produce la colorazione arancione. In molte versioni moderne del piatto si possono trovare entrambe le colorazioni. È tradizionalmente cotto ad alte temperature nei tipici forni di argilla, i tandoor, da cui il piatto prende il nome. Può tuttavia essere preparato anche su una tradizionale griglia. (Wikipedia)
Storia
La tradizione vuole che la storia del piatto risalga a Kundan Lal Gujral, un indiano che aprì un ristorante, il Moti Mahal a Peshawar, prima che l’India fosse colonizzata dalla Gran Bretagna. Cercando nuove ricette, Gujral avrebbe provato a cuocere il pollo in un tandoor, usato generalmente per la cottura del pane azzimo naan. I tandoor sono particolari forni di argilla, a forma di campana rovesciata ed interrati, alla cui base brucia un fuoco di legna o carbone che può raggiungere i 480º. Gurjal per primo sarebbe stato capace di cuocere il pollo in questo tipo di forno, rendendo croccante l’esterno del pezzo di carne e mantenendo morbido e succulento l’interno.
Dopo la decolonizzazione dell’India del 1947, il Punjab venne diviso e le zone a est dello stato divennero parte dell’India, mentre le zone ad ovest divennero parte del Pakistan. La città di Peshawar passò quindi sotto il governo pakistano e Gujral, come molti altri profughi hindu, si allontanò dai disordini scappando in India e spostando quindi il suo ristorante a Delhi cambiandogli nome in Daryaganj.
Il pollo tandoori impressionò a tal punto il primo ministro indiano, Jawaharlal Nehru, che lo rese una delle portate regolari dei banchetti ufficiali. Da allora molti personaggi importanti, in visita al governo indiano, hanno potuto assaggiare tale piatto, tra cui i presidenti americani Richard Nixon e John F. Kennedy, il leader sovietico Nikolai Bulganin e Nikita Khrushchev, il Re del Nepal e Mohammed Reza Pahlavi, scià dell’Iran.
La fama del piatto portò a molte varianti, tra cui il pollo tikka e il pollo tikka masala, solitamente presenti nei menu dei ristoranti indiani di tutto il mondo. (Wikipedia)
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